Andrea Giambruno e l’auto controllata sotto casa di Giorgia Meloni: “Sono stati i servizi segreti”

Nella notte tra il 30 novembre e il primo dicembre 2023 due agenti dell’Aisi, i servizi segreti interni, hanno “armeggiato” con l’auto di Andrea Giambruno, il giornalista di Mediaset all’epoca già mollato pubblicamente dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni dopo il caso dei fuorionda di ‘Striscia la Notizia’, mentre la sua Porsche era parcheggiata sotto casa della premier in zona Eur a Roma.
A scriverlo è la Procura di Roma negli atti di indagine sull’episodio di cui si era venuti a conoscenza solamente alla fine di aprile dello scorso anno.
La notizia è riportata oggi da un dettagliato articolo de La Stampa, che ricostruisce l’intera vicenda. Quella sera Giambruno è a casa di Giorgia Meloni per vedere la figlia Ginevra: davanti l’abitazione ci sono ovviamente i poliziotti della scorta della premier.
Sono le 4 del mattino quando una Mercedes nera con vetri oscurati si ferma nei pressi dell’abitazione della premier, non prima di esser transitata per due volte nella strada. Dal veicolo, un grosso Suv, scende un uomo che prima si avvicina ad un camioncino bianco usato per recapitare la posta destinata alla premier, poi si mette a trafficare vicino all’auto di Giambruno con un dispositivo che sembra un metal detector.
La scorta interviene per chiedere spiegazioni ma dal Mercedes scende un secondo uomo, mostrano un tesserino e se ne va. Già nella relazione della polizia di scorta i due vengono identificati come agenti dei servizi, mentre il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, con delega ai servizi, smentisce al Copasir che alla base del fatto ci sia un’attività dei servizi segreti.
Nella storia poi si inseriscono due persone, un presunto ricettatore che si presenta agli investigatori per attribuirsi le colpe assieme ad una seconda persona, in un interrogatorio interrotto da continue telefonate. È qui che arriva l’ennesimo colpo di scena: La Stampa scrive infatti che secondo la Procura di Roma i due sono in realtà agenti dell’Aisi, che verranno poco dopo trasferiti ad altro in carico “senza motivazione alcuna”. Passano dai servizi segreti interni all’Aise, i servi esteri: uno viene spedito in Iraq, l’altro in Tunisia.
Ad alimentare ulteriori dubbi sulla vicenda è quanto avvenuto il 29 novembre 2023, appena 24 ore prima del blitz sull’auto dell’ex first gentleman Giambruno: quel giorno due uomini tentano di forzare la porta di un appartamento all’Eur che si trova proprio sopra quello della Meloni. A raccontarla è la donna che vive all’interno dell’abitazione, che riesce ad osservare la coppia dallo spioncino: “Erano in due. E uno aveva una specie di microfono sulla giacca. Parlava con il complice”, racconterà agli investigatori.
Due mesi fa, aggiunge La Stampa, dal Dipartimento di pubblica sicurezza viene dato l’ordine di trovare il secondo uomo, l’amico del presunto ricettatore. Alla Squadra Mobile delegata alle indagini viene chiesto di trasmettere l’intero fascicolo “a un importante prefetto con dei parenti stretti proprio nei servizi segreti”, scrive il quotidiano di Torino. Quando però la notizia viene pubblicata arriva il dietrofront: ricerca sospesa.
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